mercoledì 19 dicembre 2012

Il tutù, la prima conquista della ballerina

Il momento più atteso per una ballerina, si diceva, è quando le viene detto che può iniziare a mettere le punte.

Esiste però un altro obiettivo in grado di trasformare innocenti bimbette con le guanciotte rosee in precisissimi ninja: e ciò avviene quando la maestra dice "se state brave, vi faccio indossare il TUTU'!".

Da quel momento in poi gli occhi delle piccole si illuminano di una lucina rossastra diabolica che, nonostante il risultato finale positivo (finalmente tutte quante smettono di giocare e fanno esattamente quel che dice la maestra) indica che la guerra per l'ottenimento dell'amato bene è iniziata.

Ma come nasce il tutù?
Prima del 1700 questo meraviglioso ornamento da ballerina non esisteva e tutti, danzatori come danzatrici, erano costretti a fare i conti con le costrizioni che i bustini, i tacchi e le stecche imponevano.
Questo finché due famose ballerine francesi, Marie Camargo e Marie Sallé dissero "basta!" e cominciarono a semplificare il vestiario cominciando dai propri costumi di scena ed eliminando tacchi, bustini, maschere e panier* in favore di una più comoda tunica di mussolina.

L'800 modella il tutù nella foggia che noi tutti conosciamo - e che nella storia si è conservata - come tutù romantico: spalle scoperte, seno in evidenza, ampia gonna vaporosa, vita naturale o a V.
Edgar Degas ne fece il simbolo del "suo" espressionismo, per l'eleganza, l'impalpabilità, e il ruolo di strumento d'arte, proprio come il colore sul pennello. Noi ad oggi lo interpretiamo: nel balletto "Le Ronde Bleu", primo posto in diversi concorsi e balletto di punta del nostro saggio 2011, il tutù vaporoso si trasforma nel moderno cerchio teso in lycra scelto dalla nostra Paola Pallotti (che ne è coreografa), attuale come il remix de "Lo schiaccianoci" che lo accompagna, un'elegante unione tra quel che era la danza e quel che potrebbe diventare.

Chissà che cosa succederà quest'anno, e che magnifico costume le nostre concorsiste indosseranno.
Non ci resta che aspettare per scoprirlo, e - nel frattempo - goderci il ricordo di quel meraviglioso balletto.


Le Ronde Bleu, coreografia di Paola Pallotti -  gruppo Spaziodanza



























*il panier è la classica "gabbia" sottoveste, rigida e ingombrante, che si utilizzava per gonfiare le gonne.

lunedì 17 dicembre 2012

And so this is Christmas... and what have we done?

Metti un sabato d'inverno, la neve che si sta ancora sciogliendo ai lati delle strade, e un'atmosfera prenatalizia un po' spenta, a dire il vero, per via del freddo.

Cosa potrebbe accendere il Natale nella nostra San Pier D'Arena con un po' di brio? 
La soluzione l'hanno trovata le maestre Carolina Sbrillo e Vanessa Dalen : "ci vorrebbe proprio un FLASH MOB, ma non un gangnam style improvvisato, qualcosa di serio!"

E così fu! 
Ecco il video risultato della fatica di maestre e ragazzi: i protagonisti sono il corso di Modern Intermedio e di Hip Hop Junior - guest stars (troppo belli per non essere inseriti a coronamento della fantastica giornata): l'emozionante coro degli Spirituals & Folk, incontrati per Via Cantore.

BUONA VISIONE!


giovedì 13 dicembre 2012

Pina Bausch e il successo del "Tanztheater"

Philippine Bausch, meglio conosciuta come Pina, nacque nel 1940 a Solingen, in Germania, figlia di quella corrente inaugurata dal ballerino e insegnante Rudolf Laban conosciuta come corrente espressionista. Pina iniziò a studiare danza molto giovane, a soli quindici anni, presso la Folkwang Hochschule di Essen, diretta da Kurt Joos, che era - per l'appunto - allievo di Laban.
L'amore per la danza d'espressione porta la giovane Pina a sperimentare sempre più, fino a quando, nel 1968, dopo essere stata scritturata dal New American Ballet e dal Metropolitan Opera, viene chiamata a dirigere la scuola di Joos, e ne diventa coreografa. È in questo periodo che, grazie alle sue grandissime doti interpretative, Pina arricchisce un filone che esplode in europa nel 1970 : il teatrodanza, Tanztheater, in tedesco. Nel 1073 la grande artista fonda la sua scuola, battezzandola Tanztheater Wuppertal Pina Bausch e sancisce la svolta artistica di questo genere: il ballerino non è più soltanto strumento tra musica ed espressione, diviene protagonista diretto del messaggio che veicola: è chiamato a esprimere il proprio giudizio, è egli stesso il giudizio, la critica, l'approvazione; l'interpretazione è al centro di tutta l'esperienza artistica. Anche la scenografia acquista un ruolo centrale, in quanto interagisce direttamente con il danzatore (si veda, ad esempio, l'uso che la Bausch fa delle sedie nel suo balletto più famoso, "Cafè Müller", qui proposto nella recente versione della Companiya Pina Bausch di Barcellona). Nel 2009 Pina si impegna in un progetto cinematografico in 3D di Wim Wenders che s'interrompe in seguito alla sua morte improvvisa, avvenuta il 30 giugno 2009, quando l'artista ha 68 anni. Il film-documentario "Pina" (2010), lungometraggio dedicato al teatro danza, verrà portato a termine da Wenders in vista della presentazione al 61° Festival di Berlino nel 2011. Sky Arte HD e Sky 3D lo proporranno in tv il 14 dicembre alle ore 21.10: vi consigliamo vivamente di non perdere questa magnifica occasione di scoprire, attraverso l'occhio del grande regista tedesco, la vita di questa straordinaria professionista.


martedì 11 dicembre 2012

NEWSLETTER DI NATALE!

*|MC:SUBJECT|*
NEWS DI NATALE E COMUNICAZIONI! SPAZIODANZA NEWS!
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IL VOSTRO NATALE A SPAZIODANZA!

Jingle Bells, Jingle Bells... la sentite questa arietta Natalizia per le vie del quartiere? Avete già fatto l'albero di Natale con le lucine?  Bene, non vi resta che prepararvi: abbiamo un bel po' di sorprese in serbo per voi!

Mettetevi comodi, prendete biscottini e vin brulé e alzate il volume del vostro cd a tema preferito: stanno arrivando i nostri migliori auguri di BUON NATALE!

Ricordiamo che entrambe le sedi rimarranno chiuse dal 22 dicembre al 6 gennaio, e riprenderanno lunedì 7 gennaio, fatta eccezione per i seguenti corsi a SPAZIODANZA2:


BALLI CARAIBICI:
GIOVEDI' 27 DICEMBRE
principianti: ore 20.30 - 21.30
avanzato: ore 21.30 - 22.30
VENERDI' 28 DICEMBRE
superavanzato: ore 20.00 - 21.00 
intermedio: ore 21.00 - 22.00
 
TANGO:  LEZIONI DI DICEMBRE REGOLARI

BALLO AGONISTI: LEZIONI DI DICEMBRE REGOLARI

ZUMBA: 

GIOVEDI' 27 DICEMBRE
VENERDI' 28 DICEMBRE
ore 19.00-20.00

CHIUSURA PER TUTTI DAL 31 dicembre al 6 gennaio


LEZIONI A PORTE APERTE: ECCO IL CALENDARIO!


Basta consultare i due box qui sotto e - possibilmente - non sbagliare sede! Da parte nostra, provvederemo a fare avere a tutti i soci un avviso con la specifica degli orari e dei giorni relativi alle lezioni.
 

SPAZIODANZA 1
Via Pittaluga 5A


VENERDì 14 DICEMBRE
Ore 18.00/19.30 1° CORSO AVANZATO “B”
 
LUNEDì 17 DICEMBRE
Ore 16.00/17.00 RECITAZIONE
 
MARTEDì 18 DICEMBRE
Ore 14.00/16.15 PERFEZIONAMENTO OVER
Ore 16.15/17.30 PERFEZIONAMENTO UNDER 1
Ore 17.30/18.45 PERFEZIONAMENTO JUNIOR
Ore 18.45/20.00 PERFEZIONAMENTO UNDER 2
 
MERCOLEDì 19 DICEMBRE
Ore 15.30/17.00 CONTEMPORANEO OPEN
Ore 17.00/18.00 CONTEMPORANEO JUNIOR
Ore 19.00/20.30 CONTEMPORANEO AVANZATO
 
GIOVEDì 20 DICEMBRE
-Ore 19.30/20.30 CORSO SENIOR 1 & 2 DANZA CLASSICA
 
VENERDì 21 DICEMBRE
Ore 18.00/19.00 PROPEDEUTICA DANZA MODERNA











 
ATTENZIONE!!!
 
RICORDIAMO A TUTTI I NOSTRI SOCI CHE È NECESSARIO CONSEGNARE IL CERTIFICATO MEDICO IN SEGRETERIA PER POTER FREQUENTARE LE LEZIONI; A CHIUNQUE RISULTERA' SPROVVISTO SARA' IMPEDITO L'ACCESSO ALLE AULE FINO A QUANDO NON VERRA' PRODOTTO UN DOCUMENTO VALIDO.

PER INFORMAZIONI SULLE VISITE DELLA DOTT. SOCIALE,
CHIAMARE LO 010/6469887 OPPURE LO 010/6422316.

SPAZIODANZA 2
Via Di Bozzolo 1


MERCOLEDì 12 DICEMBRE
Ore 16.00/17.00 HIP HOP JUNIOR
Ore 17.00/18.00 HIP HOP MINI
Ore 18.00/19.00 HIP HOP YOUNG
 
VENERDì 14 DICEMBRE
Ore 16.30/18.00 MODERN INTERMEDIO
Ore 18.00/19.00 MODERN YOUNG
Ore 19.00/20.00 MODERN DEBUTTANTI ADULTI
 
SABATO 15 DICEMBRE
Ore 14.00/15.00 PREPARATORIO 1
Ore 15.00/16.00 PREDANZA 1
Ore 16.00/17.00 PREDANZA 2
Ore 17.00/18.00 PROPEDEUTICA A
Ore 18.00/19.30 1° CORSO AVANZATO “A”
 
LUNEDì 17 DICEMBRE
Ore 17.00/19.00 “Coppa di Natale BUSHIDO 2012” KARATE
 
MARTEDì 18 DICEMBRE
Ore 17.00/18.00 VIDEO DANCE YOUNG
Ore 18.00/19.00 VIDEO DANCE UNDER
 
MERCOLEDì 19 DICEMBRE
Ore 19.00/20.00 MODERN OVER
Ore 20.00/21.30 MODERN AVANZATO
 
GIOVEDì 20 DICEMBRE
Ore 18.30/19.30 HIP HOP OPEN
Ore 19.30/20.30 HIP HOP INTERMEDIO & AVANZATO
 
VENERDì 21 DICEMBRE
Ore 16.15/17.00 PREDANZA 3
Ore 17.00/18.00 PREPARATORIO 2
Ore 18.00/19.00 CARAIBICO JUNIOR
Ore 19.00/20.30 JU JITSU 1+2+3

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venerdì 30 novembre 2012

Due vite per la danza classica

Paola Pallotti e Isabella Ruzzier (nella foto di Roberto Pistone) sono nate e cresciute a San Pier d’Arena e si può ben dire che abbiano contribuito ad arricchirla: da vent’anni cuore pulsante dell' A.S.D. Spaziodanza, si adoperano per trasmettere ai loro allievi la profonda passione iniziata quando erano bambine. “Ho cominciato a soli otto anni, proprio in una scuola di San Pier d’Arena” ricorda Paola “e ho capito che volevo trasformare il mio amore per la danza classica in una professione. Non si può, però, pretendere di insegnare senza solide basi: per questo dopo gli studi mi sono diplomata, a diciannove anni, presso l’Accademia Nazionale di Roma, l’unica accademia in Italia riconosciuta dallo Stato e dal Ministero della Pubblica Istruzione. È stata dura, siamo in pochi a esserci riusciti”. Anche Isabella ha seguito un percorso molto lungo: “sono diventata assistente della mia insegnante a soli diciassette anni e non ho mai smesso di studiare e di seguire corsi di aggiornamento”. Con la formazione non si scherza: entrambe sono state infatti in Russia presso l’Accademia Vaganova, alla Scala di Milano e hanno seguito i corsi di Laura Fanetti sulla propedeutica della danza per i più piccoli, che “vanno seguiti in modo particolare” continua Ruzzier, “dal punto di vista ortopedico e psicomotorio”. Dopo tanta fatica, una volta acquisiti i mezzi necessari hanno entrambe deciso di tornare nel quartiere dove sono nate, richiamate da un legame profondo con le proprie radici. Qui, ventuno anni fa, è nata la prima sede di A.S.D. Spaziodanza in via Pittaluga e nel marzo 2004 la seconda, in via di Bozzolo, entrambe dal taglio semiprofessionale che preparano gli allievi alla selezione in compagnie italiane ed estere e alle scuole professionali nazionali: la Scala, l’Accademia di Roma, la Scuola del Balletto di Toscana a Firenze e l’Aterballetto di Reggio Emilia. Un piccolo miracolo se si pensa che queste due donne, allora molto giovani, hanno iniziato da zero, gestendo in toto l'Associazione e facendola crescere a poco a poco, con passione e profonda competenza anche nella scelta degli istruttori collaboratori. “San Pier d’Arena è stata il nostro punto di partenza: è bello poter tornare per costruire qualcosa che sia dedicato alla crescita artistica degli altri”. La formula è questa: professionalità, ma anche cuore.

mercoledì 28 novembre 2012

Eroi con il Kimono: Karate Kid

In principio era Bruce Lee, l'orgoglio della cina, il Dragone.

Tra un calcio, un urlo animalesco e una mossa rapida e precisa, il Divino Bruce è stato il primo a vergare il libro delle arti marziali cinematografiche.

Poi, nel 1984, lo stesso regista di Rocky - grande tributo cinematografico al ring - decise che era ora di mostrare quanto le arti marziali, nella fattispecie il karate, fossero degne di attenzione; un'attenzione che fino a quel momento, escludendo Bruce Lee, l'America non aveva ancora rivolto a questo mondo antico e affascinante.

A chi John Avildsen decise di affidare lo scettro di nuovo eroe delle arti marziali?
Un mito come Stallone aveva incarnato quello del mondo della boxe, ma un paragone con il Dragone era fuori discussione e un successo simile al suo era davvero impossibile da bissare.

E così il regista decise di ribaltare gli stereotipi, e scelse un ragazzino.
Proprio così, un ragazzino gracile e carino dalle origini italiane: Ralph Macchio. Gli affiancò un anziano signore giapponese dall'aria saggia, Noriyuki "Pat" Morita nel ruolo del mitico Maestro Miyagi, e diede inizio al mito di KARATE KID.

La trama è semplice ma ha conquistato gli adolescenti di allora (tra cui la sottoscritta, che mai avrebbe pensato di finire veramente in una palestra dove le arti marziali hanno un ruolo fondamentale): un ragazzo un po' sfigato vittima di bullismo viene istruito (con metodi originali, per esempio imparare a bloccare i pugni dando e togliendo la cera all'automobile, da cui la celebre citazione "Daniel-san: dai la cera, togli la cera") sulla onorevole arte del Karate, per difendersi dagli energumeni che lo perseguitano.

Inutile ricordare la maestosità del trionfo del nostro Danny LaRusso, che non è soltanto quel che sembra in superficie: non si tratta solo del riscatto di un giovane timido italoamericano, ma della vittoria della filosofia sulla violenza, della concordia sulla prepotenza.

Sì lo so, a questo punto vi aspettereste che io dica che l'amore vince sull'odio, ma certe cose non si dicono: si fanno solo funzionare.



martedì 27 novembre 2012

Come un lampo di vita, come un pazzo gridar

Chi ha detto che le fiabe non esistono?

C'è un luogo senza spazio né tempo, lontano ma anche più vicino di quanto immaginiamo, in cui saltimbanchi, ballerine e clown animano le notti di luna piena e regalano ai bambini sogni scritti in libri di carta di stelle, vergati con inchiostro lunare.
Questo luogo è stato fortemente voluto da un poeta, un omino che del ballo e dell'arte aveva fatto la sua vita.

Guy Laliberté, si chiamava, ed era cresciuto guardando il cielo, con la voglia di spiccare il volo e salire in alto, in alto, e lasciarsi andare.

Era il 1984, quando ancora non esistevano né iPhone né Playstation, e i bambini sognavano ancora a occhi aperti, perché la fiaba se la dovevano immaginare per viverla, altrimenti non appariva.
A Montreal, in Canada, questo omino che si chiamava Guy Laliberté un giorno decise che il suo sogno poteva diventare la fiaba perfetta per tutti coloro che, grandi e piccini, avessero avuto un cuore innocente. E così, nacque il Cirque du Soleil, il Circo del Sole, giocando sull'equivoco cerchio-circo (in francese cercle-cirque).



Non ci sono animali in questo circo, e i pagliacci hanno un ruolo marginale: al centro dello spettacolo ci sono i 3800 artisti che animano gli 8 spettacoli in tournée e i restanti 9 stabili nelle città di Montreal,  Las Vegas - dove sono allestiti 6 spettacoli permanenti -, a New York, Orlando, Macao e di recente anche a Dubai e Singapore.


Ogni spettacolo è una piccola fiaba: ha un inizio, un nucleo e una conclusione, racconta qualcosa, e lo fa con un linguaggio inventato, per questo magico, con la danza, le acrobazie da saltimbanchi e la musica. Spettacolari salti nel vuoto, contorsioniste che paiono disegnare curve nell'aria con il proprio corpo, bambini straordinari, con doni e talenti incredibili: gli artisti del Cirque sembrano irreali, da tanto sono perfetti e meravigliosi, non sono umani: sono creature magiche.



Non li vedremo durante l'inverno: come le fate e i folletti, gli artisti del Cirque si svegliano con la primavera, e animano di fantasia le città ingrigite dalla passata fredda stagione.

Non a caso, piccoli folletti e fatine, chiudiamo i nostri (e vostri!) saggi di fine anno con le loro voci.





lunedì 26 novembre 2012

Bajanà primo al concorso "I giovani per la C.R.I."!

il gruppo di scalmanati "Bajanà"!
Esprimiamo le nostre più vive congratulazioni ai ragazzi del corso di danza Modern Intermedio, che sabato 24 novembre si è piazzato al primo posto al concorso "I giovani per la C.R.I." tenutosi presso il Teatro Cargo di Voltri e organizzato dagli splendidi volontari della Croce Rossa Italiana.

Il nostro affetto e la nostra soddisfazione vanno ai nostri ragazzi, ma vorremmo esprimere al corpo della Croce Rossa, la cui storia risale al 1864, la nostra gratitudine, per ogni volta in cui hanno assistito malati e feriti, persone bisognose, persone povere, e sole. Senza il lavoro di questi coraggiosi volontari la nostra società perderebbe in termini di civiltà. Instancabili, non conoscono riposo, non conoscono pretese; fanno il loro lavoro con dedizione spinti dalla consapevolezza che è importante e fondamentale per il paese.

Siamo felici di avere avuto l'opportunità, nel nostro piccolo, di poter contribuire con la nostra partecipazione al sostegno della Croce Rossa... e felici che i nostri bambini si siano dati tanto da fare!


venerdì 23 novembre 2012

Le interviste: 3 La ricerca corporea di Olivia Giovannini


Olivia è una ragazza minuta, apparentemente fragile per via del fisico da ballerina, ma è un’artista caparbia, decisa e sempre in discussione. “Ho iniziato a studiare balletto classico da piccola, ma il mio amore è da sempre la danza contemporanea: seguivo i corsi di Nicoletta Bernardini e avevo prove ogni giorno, ma ero felice di dedicare tutta me stessa alla mia passione” racconta Olivia. Questa pulsione che alberga nel sangue è impossibile ignorarla: “presto mi sono spostata in giro per l’italia per frequentare laboratori e seminari con Ornella D’Agostino, una ballerina che aveva un gruppo di formazione sul contemporaneo, e più tardi ho incontrato Michele Di Stefano, meglio conosciuto come ‘MK’, che è anche il nome della sua compagnia. Con il loro gruppo di ricerca sperimentale ‘Acquario’ ho iniziato una collaborazione molto fruttuosa tra Milano, Bologna e Ravenna”. Ma Olivia ha sete di approfondire, e intraprende anche un percorso universitario parallelo coerente con la sua passione per la danza: si laurea infatti al D.A.M.S. di Torino con una tesi dedicata proprio alla compagnia MK. “Questa disciplina ha cambiato la mia vita: è molto più vicina all’arte contemporanea che al teatro come molti potrebbero pensare, ed è in continua evoluzione”. Lo dimostra il successo di “Alice Mixdown”, progetto di Olivia in collaborazione con il dotato illustratore e ballerino genovese Cristiano Baricelli, rappresentato tempo fa al Teatro dell’Archivolto: “si tratta di un piccolo lavoro sul Bianconiglio, ma è anche una ricerca espressiva su movimento e relazione del corpo nello spazio. All’Archivolto mi muovevo su un palco dove però poteva sedere anche parte del pubblico; a Torino ero in vetrina, su un divano, e tentavo di catturare l’attenzione dell’impassibile Baricelli seduto accanto a me; a Roma, invece, abbiamo lavorato in un appartamento: a seconda della location anche l’opera cambia, si adatta, si trasforma.” Così come il progetto ‘P.P-P. 4.2’, che vede Olivia nei panni di un i-pod vivente: “io indosso delle cuffie e le persone possono scegliere la musica sulla quale io, poi, comincio a ballare”. Una ricerca artistica continua che Giovannini porta avanti con il progetto S.A.N., nato per questo scopo: perché danzare significa anche modificare e creare nuove dimensioni.

giovedì 22 novembre 2012

In punta di piedi

La prima domanda che mi sento fare dalle bimbe che studiano danza classica, è "ma quando le mettiamo le punte???"

La scarpa da punta europea
Si sa, la scarpa in sé è territorio femminile: magnifica ossessione, oggetto magico in grado di rapire l'immaginario di qualunque fanciulla, a qualsiasi età. Ma questa volta non parleremo del meraviglioso incantesimo della calzatura, ma di pura funzionalità, e di eleganza.
Il ballo sulle punte è territorio rosa, ma non da sempre: in qualche caso i ballerini maschi studiano in punta, e il motivo va ricercato nel tentativo di rafforzare il collo del piede e le caviglie; nulla ha a che vedere con il movimento carezzevole e delicato della donna, la sinuosità del gesto appena percepito, il piccolo dolce passo silenzioso della danzatrice.


la scarpa da punta russa
Tuttavia, bisogna attendere il XX° secolo per consacrare la scarpetta da ballo come esclusiva femminile. Da questo momento in poi si differenziano anche i diversi tipi di scarpetta a punta: quella occidentale, con lacci predisposti a regolare il collo della scarpa e una mascherina a base larga, e quella russa, con la mascherina più stretta, e senza lacci.






Solo una cosa, è sempre rimasta tale e quale nei secoli: la gioia di ballare, e quella di chi ha il privilegio di  osservare quella gioia che è in equilibrio sulle punte.


mercoledì 21 novembre 2012

Pilates, chi era costui?

"Buondì, vorrei avere informazioni sul corso di PAILEITS".
"Salve, ho sentito che da queste parti fate PILAT'"
"Mi piacerebbe molto fare PILATS"

Eh lo so, mica ve la rendiamo facile la vita: quest'anno poi, che abbiamo anche il QI GONG (pron. CI KUNG) immagino che i pensierini verso di noi siano tutti di natura tenera e amorosa.

Ma giuro, non è colpa nostra, anzi: è proprio per evitarvi l'imbarazzo di cui sopra che abbiamo deciso di raccontarvi un po' meglio come mai questa famosa attività ginnica assimilabile allo stretching (ma molto più efficace) possiede un nome così strano.

JOSEPH PILATES (pron. Pilàtes!), si chiamava proprio così: era di origine greco-tedesca, nato a Düsseldorf nel 1883. Questo signore è stato la prova vivente che a volte la sfida contro la propria natura non è affatto persa in partenza, anzi, è molto gustosa: da piccolo, infatti, il piccolo Joseph era tutto il contrario di un atleta prestante; affetto da rachitismo, cagionevole di salute perché soggetto a febbri reumatiche, non si poteva certo immaginare che avrebbe rivoluzionato il mondo del fitness.

Suo padre era però un ginnasta di fama, e la mamma una valente naturopata. Joseph crebbe, dunque, con i concetti di "rispetto del proprio corpo" e di "metodo naturale" impressi nei geni. Il resto lo fece il desiderio di superare i propri limiti fisici e sconfiggere le malattie che lo rendevano oggetto di scherno agli occhi dei compagni di scuola e degli estranei. Un giorno si alzò, si guardò allo specchio, fece un bel respiro e iniziò un lungo percorso di riscatto, studiando culturismo, sci e tuffo. Partì - come si dice in gergo - "a testa bassa", insomma.

Nel 1912 si trasferì in Inghilterra, e durante la prima guerra mondiale si ritrovò in un campo di prigionia tedesco, dove - anziché disperarsi - mise a punto ancora di più le sue tecniche per rafforzare il fisico e, c'è da scommetterci, anche la psiche.



La grande conoscenza dell'anatomia umana, unita allo studio del movimento muscolare, lo portò a mettere a punto il metodo che assunse il suo nome, ed egli stesso iniziò a insegnare ai più grandi ballerini della storia della danza, come Marta Graham e George Balanchine.

Uno come Pilates, nato fragile come vetro e diventato indistruttibile come l'acciaio, forse doveva tutto alla sua forza interiore, che non smise mai di infondere anche nel prossimo: tra le sue ultime invenzioni ricordiamo un macchinario speciale, atto a consentire anche ai malati immobilizzati a letto di esercitarsi.



Un personaggio così, ne converrete, difficilmente poteva rimanere ignorato dalla storia.

martedì 20 novembre 2012

Vieni che te lo spiego: Il Saggio Spettacolo

Una bella foto scattata durante il saggio spettacolo di fine anno: Alegrìa!
Molti dei nuovi soci ci chiedono come mai teniamo così tanto al saggio, che noi organizziamo ogni due anni per non pesare troppo sui bilanci delle famiglie, ma che rappresenterebbe il vero senso di tutto il nostro (e il vostro) lavoro.

Il Saggio Spettacolo, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è forse il momento più importante di tutto il percorso didattico: è la resa dei conti, la vera "prova" che conferma i progressi ottenuti e rafforza ciò che si è appreso durante le lezioni. Per chi ha il sogno di diventare un ballerino, il momento dell'esibizione è chiaramente quello più agognato, il motivo di tanta fatica.

"Sì, ma mia/o figlia/o non viene a lezione con la prospettiva di danzare per professione, vuole solo divertirsi", qualcuno obietterà.

Eppure siamo convinte all'unanimità, maestre e segretarie, che sia comunque importante, nell'economia dell'insegnamento di qualunque cosa, la "prova" finale. A nessuno di voi, immagino, verrebbe mai in mente di mettere in discussione le interrogazioni, o gli esami dei vostri figli. Eppure, al di là della constatazione da parte dei docenti di quanto il ragazzo o la ragazza abbiano appreso, nella verifica delle conoscenze c'è qualcosa di molto più importante, che si traduce con il rafforzamento della sicurezza dei vostri figli, della loro capacità di aggirare gli ostacoli, di superarli e di costruire la propria identità.
Un esame qualsiasi ha anche questo effetto: permette di crescere e diventare adulti forti, lucidi, che non temono di esporsi e affermare le proprie idee.

Il saggio è un esame vero e proprio sulla danza, senza voto esplicito. Il suo fine è -sì - mostrare alle famiglie quanto il nostro lavoro e quello dei ragazzi sia stato serio durante l'anno scolastico, ma anche e soprattutto consentire loro di acquisire disinvoltura davanti a un pubblico, su un palco, quando tutta l'attenzione è concentrata su di sé.

Guardate che non è così facile. Eppure, serve tantissimo a farli sciogliere, ad abbattere i muri che alcuni di loro costruiscono per proteggersi dalla realtà. Li aiuta, seppure indirettamente, a fronteggiare la vita.

Sbucciarsi le ginocchia non è importante, se alla fine si impara ad andare in bicicletta. E poi, una volta imparato, garantito che non si sbucceranno più! :)


lunedì 19 novembre 2012

Se le parole non bastano.

Oggi non è una giornata in cui ci sentiamo di scrivere sulle vite di ballerini famosi.

Oggi le parole non sono sufficienti, e tuttavia vogliamo scrivere di vita: della vita di una giovane che aveva la danza nell'anima. Della vita e del sorriso, della forza e della determinazione di un cuore colmo di arte.

Ci sono sogni che si spezzano perché qualcuno, qualcosa, o forse il caso, lo decide all'improvviso.
Succede così, di punto in bianco, e ha il sapore amaro di un'ingiustizia irreparabile.

Oggi le parole non bastano, anche se vorrebbero tentare di colmare, almeno in piccola parte, il vuoto nei cuori della famiglia, dei maestri, delle compagne della piccola Martina Bozzano di Immagine Danza, che ieri si è spenta all'improvviso, davanti agli occhi degli amici e degli insegnanti, sconvolti.

Oggi, le parole suonano inutili.
Oggi, possiamo solo dire addio, e rimanere in silenzio.

venerdì 16 novembre 2012

Il Musical: "Fame"



No signori miei; quello di cui sto per parlarvi non ha nulla a che vedere con gli "amici di Maria", o trasmissioni che poco hanno a che fare con il professionismo.
No davvero: il brivido che i miei coetanei provano quando sentono iniziare i brani che avete appena ascoltato nel videotrailer ne è la prova:

"Fame" è un autentico capolavoro cinematografico del 1980, dal quale si è sviluppata una seguitissima serie tv e un remake datato 2009; una pietra miliare, un film-evento, e la celebrazione dell'arte in tutte le sue forme. Non banalmente un musical, ma un'autentica bibbia per i giovani che all'epoca tentavano di farsi strada nel mondo dello spettacolo.

Leroy e Coco
La trama del film e della serie televisiva si sviluppa all'interno della prestigiosa High School of Performing Arts di Manhattan, a New York, dove vengono insegnati canto, musica, letteratura, teatro, balletto classico e danza moderna. I giovani protagonisti si muovono all'interno della struttura e raccontano le proprie storie di ballerini, musicisti, cantanti e attori in via di costruzione.
La prima regia è affidata ad Alan Parker, e alcune delle parti da lui selezionate per la pellicola saranno interpretate dagli stessi attori anche nella serie televisiva; I personaggi sono pressappoco gli stessi, con pochissime modifiche rispetto all'originale.




Debbie Allen alias Lydia Grant
Indimenticabile la coreografa Lydia Grant, interpretata da Debbie Allen: "la fama ha un prezzo molto alto" esordisce nella prima puntata del serial "ed è proprio qui che si comincia a pagare: col sudore". Così come la cantante Coco Hernandez, determinata e appassionata, il dolce e sensibile Bruno Martelli, pianista di talento, l'attrice solare Doris Schwartz, il comico Danny Amatullo, il ballerino Leroy Johnson sono cresciuti con noi, che negli anni '80 non perdevamo una puntata, ma rivivono in tutti i volti dei ragazzi che vediamo quotidianamente impegnarsi per raggiungere alti livelli in tutte le discipline da loro seguite.

Questo è un buon esempio cinematografico: è metateatro, teatro che parla di sé come lo era già stato "A Chorus Line", ma esteso a tutte le discipline artistiche. È ispirazione, è entusiasmo, è passione: l'ingrediente, il solo, che non può mancare a un artista completo.

Ed è vero, è studiando e lavorando duro, che tutto ha inizio: "Qui, si comincia a pagare: col sudore."